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Immagine del redattoreFrancesca Maria Lorenzini

Repubblica Dominicana: Migliaia gli Haitiani Senza Cittadinanza

Aggiornamento: 13 mag 2023

scrive nel 2015 un report di Amnesty International che documenta il clima di apartheid in cui vivono decine di migliaia di persone di origine haitiana nella Repubblica Dominicana. Il Paese è stato incluso nella lista nera della Commissione Interamericana dei Diritti Umani per “la persistenza della problematica strutturale relazionata con la discriminazione contro persone nate in territorio dominicano con ascendenza haitiana, o percepite come tali”. Le basi per la creazione del labirinto burocratico che ha reso migliaia di residenti di origine haitiana nella Repubblica Dominicana “cittadini fantasma” sono state gettate già nel 1990, quando questi ultimi sono diventati il bersaglio di una serie di decisioni legislative, amministrative e giudiziarie volte a limitare il loro accesso ai documenti d’identità dominicani. Tra queste vi è lo ius soli, in vigore fino al 2010, che prevedeva la sua applicazione con le sole esclusioni dei figli di diplomatici e di persone “in transito”, concetto spesso interpretato arbitrariamente per mettere in dubbio il diritto alla nazionalità delle persone di ascendenza haitiana.

Kelvin Moquete/ Unsplash

La svolta ha avuto luogo però con la sentenza 168-13 della Corte costituzionale dominicana nel 2013, la quale ha stabilito che i bambini nati nel Paese dal 1929 al 2007 da genitori stranieri irregolari non hanno diritto alla nazionalità dominicana. All’improvviso, circa 210.000 persone di ascendenza haitiana si ritrovarono di fronte ad una prospettiva di apolidia, secondo una stima dell’UNHCR. “Con un colpo di penna, le autorità della Repubblica Dominicana hanno di fatto cancellato dalla carta geografica quattro generazioni di dominicani. Senza nazionalità, decine di migliaia di persone sono diventate fantasmi virtuali, che vanno incontro a seri ostacoli nell’accesso ai servizi di base nel Paese” ha dichiarato Erika Guevara-Rosas, direttrice del programma Americhe di Amnesty International. “Gli sforzi compiuti dal governo per affrontare la situazione di coloro che sono stati resi apolidi si sono dimostrati insufficienti. Tenere nascosto questo dramma dicendo che il problema non esiste non lo fa scomparire.”

Un successivo processo di naturalizzazione, avviato malvolentieri dal governo dominicano nel 2014 in seguito alle forti pressioni internazionali, avrebbe dovuto porre rimedio a quello che alcuni osservatori hanno definito un “genocidio civile”. Il 23 maggio 2014 il governo ha quindi emanato la legge 169-14, che istituiva un regime speciale per le persone colpite dalla “denazionalizzazione”, a cui però potevano fare richiesta solo le 61mila persone che già erano in possesso di un certificato di nascita, incluse nel cosiddetto Gruppo A. Chi non ne era in possesso, veniva inserito nel Gruppo B, destinato agli stranieri che avrebbero fatto richiesta di regolarizzazione presentando prova di nascita sul territorio dominicano. Il programma di naturalizzazione, scaduto il 1 febbraio 2015, si è rivelato però fallimentare, dato che solo 8.755 persone hanno fatto richiesta. Ciò è dovuto a un insieme di fattori tra cui la mancanza di un’adeguata campagna di informazione tra la popolazione e il fatto che la produzione dei documenti necessari a dimostrare di essere nati sul suolo dominicano ha un costo elevato. Inoltre, le persone appartenenti al Gruppo B percepiscono tale iniziativa come un inganno del governo: il documento che si riceve non permette infatti né di lavorare né di accedere all’istruzione o a cure mediche, ma garantisce solo il diritto di rimanere sul territorio. Come se non bastasse, sul documento compare scritto “cittadinanza haitiana”.

Parallelamente, il ministero dell’Interno ha continuato a negare il rinnovo del permesso di soggiorno, esponendo oltre 200 mila immigrati haitiani a ogni tipo di abuso. Ciò ha reso tali individui vulnerabili allo sfruttamento sessuale, soprattutto di minori, talvolta con la complicità delle forze dell’ordine. Stando all’ultimo rapporto dell’associazione End Child Prostitution, Pornography and Trafficking (ECPAT), la Repubblica Dominicana è oggi una delle principali mete internazionali del turismo sessuale minorile, attirando ogni anno migliaia di clienti provenienti anche dall’Italia.

Le autorità dominicane devono quindi trovare una soluzione a lungo termine per questa crisi umanitaria, partendo da una procedura accessibile senza limiti di tempo stringenti. Articolo a cura di Francesca Maria Lorenzini

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